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La pizza e l’asinello a Tokio

peppe.jpgContinuiamo a proporvi la rubrica dedicata ai pizzaioli nel mondo, stranieri o italiani emigrati, i quali ci raccontano la propria esperienza di vita e professionale e ci dicono com’è “vissuta” la pizza nel Paese dove vivono.
Stavolta intervistiamo Giuseppe Errichiello, conosciuto da tutti come Peppe, e con il nostro amico pizzaiolo ritorniamo in Giappone, Paese in cui, da qualche anno, la pizza tradizionale italiana s’è affermata incontrando i gusti del popolo nipponico.

Ciao Peppe, come si chiama la tua pizzeria?
«Napoli sta cà! Un nome un programma!»

Quanti anni hai e da quanto tempo sei pizzaiolo?
«Ho ventotto anni e faccio questo mestiere da oltre 10 anni».

beppe-logo-pizzeria.jpgSei partito per il Giappone che eri poco più che un ragazzo? Le tue origini di dove sono?
«Sono nato ad Afragola in provincia di Napoli e per la precisione vivo in Giappone da sei anni, vivo proprio nella grande metropoli di Tokyo. Sai come ci sono arrivato qui? Non per la professione, ma per amore: all’epoca facevo il militare e conobbi una ragazza giapponese di cui mi sono innamorato e che oggi è la mia attuale moglie. “di Napoli sta cà”  sono il titolare».

Ce la descrivi?
«Come dice il nome ho portato un pezzo di Napoli in Giappone, in particolare un pezzo di cuore da tifoso, dato che la mia pizzeria rappresenta nell’arredo il Napoli Calcio: è tutta decorata di sciarpe, maglie e souvenir bianco celeste. Ovviamente da pizzaiolo campano uso anche qui esclusivamente il forno a legna. L’attività si svolge con il servizio in sala, ma guadagnano anche un 10% dal servizio di asporto.
È inutile dire che il tipo di pizza fatto è quello alla napoletana».
Quando sei arrivato in Giappone come hai vissuto il passaggio da una cultura all’altra?
«Sono stati tempi duri, non parlavo nessun tipo di lingua straniera, e ho avuto a che fare all’improvviso con una nazione e una cultura totalmente diversa dalla nostra».

beppe-pizzeria.jpgE i giapponesi come sono stati con te?
«I miei clienti amano davvero molto la pizza napoletana, da questo punto di vista non ho avuto problemi. Noi importiamo tutti i prodotti direttamente dalla Campania, per far una buona e autentica pizza napoletana. Circa i gusti tra italiani e giapponesi, per la mia esperienza, la differenza è minima, l’importante e credere in quello che fai, e non perdere mai la passione per il tuo lavoro.
Considera che la pizza qui va forte: solamente nel 2012 sono state aperte più di 70 pizzerie in tutta Tokyo, per questo posso dire che il mercato sta aumentando. Il 60% delle pizzerie di Tokio lavora con buoni guadagni».

Qualche suggerimento ai colleghi che vogliono aprire la loro attività in Giappone?
«Fare prima un’esperienza presso altre pizzerie, per poter capire e imparare la cultura nipponica; occorrono minimo 5 anni per andare bene con una propria attività, gli investimenti sono alti, i costi sono alti, ma la cosa essenziale è sapersi far rispettare dai giapponesi, e vi posso garantire che non è una impresa facile: anche se un pizzaiolo ha fatto la sua esperienza lavorativa, qui in Giappone è come partire quasi da zero».


30/01/2013

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